16.11.06

Il Giardino dell'Anima di Migli M.

Il Giardino dell'Anima di Migli M.


1. La notte procedeva lenta, come del resto quell’inverno così particolare, l’insonnia invece, era quella di sempre prepotente e misteriosa. Il fuoco, con sibilo discreto, raccontava che la legna era troppo fresca e umida. L’eremita, come infinite volte ripeté il rituale della pipa, con gesti dal sapore antico. Come se il respiro, i gesti, le pause, fossero guidati da una unica mano. All’improvviso dal profondo di sé, sentì l’aprirsi di una chiusa, ondate di ricordi, emergevano con forza, tracimavano dai canali artefatti della mente, fin nelle valli e pianure del presente. L’essenza di soggetti mai violati, nella loro struttura più reale, emersi in superficie da ricordi divennero consapevoli realizzazioni. L’eremita sapeva che alle prime luci della alba, il torrente tumultuoso, sarebbe tornato l’innocuo fiume di ogni giorno, ma proprio come il fiume che è se stesso dalla sorgente al mare, non avrebbe potuto ignorare ciò che gli stava succedendo. In realtà quella notte, l’inondazione aveva lasciato limo fertile, ogni singolo attimo della vita dell’eremita, si stava trasformando in germogli avidi di luce. Su quel nuovo strato di humus, niente sarebbe stato più lo stesso, ogni ricordo, ogni esperienza rivelavano un significato tangibile. Al mattino l’eremita, si trovò invaso da soave felicità, mista a meraviglia. Il giardino da lui scoperto non era certo come l’aveva immaginato! Ogni occhiata che fin da allora aveva dato agli angoli più remoti, ogni affiorare da l’inconscio di emozioni confinate, altro non erano che miraggi nel deserto. Ora finalmente, scomparsa ogni chimera, il giardino gli apparve in tutta la sua semplicità. L’eremita indugiava ostinatamente, nei ricordi stereotipati, ammassati nella sua mente ingombra di formule, concezioni filosofiche e quanto altro. Conoscenze arcaiche, austerità eccessive e fanatismo avevano reso quell’uomo rigido, forse arido. Ma la meraviglia fu tale da dissipare ogni razionalità. Il giardino gli sembrò un vecchio orto, trasandato magari, sicuramente dignitoso. Non aveva un’età, un tempo, bensì vecchissimo, gli sembrò familiare. D’improvviso, s’accorse che mille volte aveva visitato quel luogo come un pellegrino distratto visita chiese, convinto che opere e capolavori siano solo all’interno. I mesi passarono in fretta prima di accettare solo l’idea di esplorare il giardino. Tra una passeggiata e un buon libro, l’eremita meditava su.... continua