21.11.09

CITTADINANZA DIGITALE

Il manifesto cittadinanza digitale 2.0: come e perché – Gianluigi Cogo

Con la stesura di un Manifesto “Amministrare 2.0” si intende definire dei principi di riferimento sui quali produrre delle azioni.

Prendendo ispirazione dal Cluetrain Manifesto (www.cluetrain.com) e dai relativi principi dei mercati conversazionali, partiamo dal rimettere al centro la persona anche in ambito di un circolo produttivo e di conoscenza. Fermo restando che non parliamo di concetti e principi cristallizzati, ma in continua evoluzione e che possono essere adattati a vari contesti, la PA dovrebbe prendere come riferimento uno dei paradigmi del web 2.0 cioè: la PA è in beta permanente, perché non c’è nulla che non possa essere cambiato.

Partendo dunque dal Cluetrain Manifesto abbiamo iniziato a scrivere alcuni articoli in modalità cooperativa, utilizzando un wiki che vorremmo aprire a tutte le amministrazioni che hanno intenzione di lasciare il proprio contributo aderendo a una piattaforma sociale che dà la possibilità a tutti di emendare gli articoli già preparati, proporre le proprie idee e soluzioni e così via.

Il metodo che si propone di perseguire è quello di rendere ogni articolo un vero e proprio cluster tematico, gestito da un “responsabile” che nei prossimi mesi di lavoro presidi quel cluster, relazionandosi con gli altri e facendolo diventare un principio di riferimento.

Scopo del lavoro di oggi è di declinare i principi generali e le sfide individuate che hanno dato vita a questo processo al fine cominciare ad elaborare una prima versione del Manifesto .

I Principi generali dell'Amministrare 2.0 dai quali siamo partiti sono:

1) Il potere di valutare è dato all’utente: La PA 2.0 deve permettere ai cittadini di esprimere facilmente ed intuitivamente il loro giudizio sui servizi che adoperano.

2) Sfruttare l’intelligenza collettiva: Nessuno conosce meglio le caratteristiche necessarie per i servizi pubblici meglio di chi li usa, nessuno conosce i processi amministrativi meglio di chi nella PA lavora con competenza.

3) I dati come tessere di puzzle sempre nuovi: Il cittadino deve avere la possibilità di “remixare” tutti i dati che lo riguardano.

4) La nascita del “prosumer”: Ai servizi pubblici il cittadini non accede solo come consumatore ma ne diventa lui stesso produttore (il crowdsourcing).

5) La necessità del lifelong learning: Una PA 2.0 non può che essere un’organizzazione basata sulla formazione continua , sulla circolarità della conoscenza, sulla sperimentazione.

Mentre le sfide che abbiamo individuato e che una cultura e una prassi dell'Amministrare 2.0 deve puntare a vincere sono:

- proporre una nuova cultura dell'e-government. E' ancora troppo diffusa la cultura originale dell'-egovernment inteso come comunicazione istituzionale e fornitura di servizi on line.

- considerare la rete come accesso universale. La rete a banda larga deve raggiungere la totalità della popolazione ed essere considerata un bene universale disponibile per tutti.

- la lotta al social digital divide. Si deve basare sul diritto universale ma anche su politiche inclusive in grado di superare i blocchi culturali.

- Proporre la definizione dei diritti e doveri della nuova cittadinanza digitale.

- proporre una nuova cultura tecnologica. Il software disponibile per la PA rispecchia la struttura di lavoro attuale che tradisce una visione verticale piuttosto che orizzontale.

- proporre un nuova cultura organizzativa. Superare il primato della procedura a favore degli obiett